Signor Presidente, …

ho ascoltato attentamente il Suo discorso apprezzandone il contenuto e gli obiettivi, ambiziosi ma necessari, che si è posto.

Rappresento una delle Federazioni maggiormente rappresentative nel Comparto Funzioni Centrali e non nascondo la sorpresa, ed il sussulto, che ho provato nell’ascoltare il nome del Ministro scelto per guidare il Dicastero per la Pubblica Amministrazione. L’on. Renato Brunetta è noto alle cronache per aver definito “fannulloni” tutti i dipendenti pubblici, per la sua avversità alla categoria, per aver drasticamente ridotto lo spazio della contrattazione collettiva, per essersi opposto alle riforme che tendevano al vero rilancio della meritocrazia, per aver individuato delle percentuali numeriche di lavoratori da premiare al di là di altri parametri e, da ultimo, in un’intervista del giugno del 2020 per essersi espresso contro il lavoro a distanza per i dipendenti pubblici.

Il mio timore, ritengo sia condiviso dalla stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici che attendono da anni una vera riforma della pubblica amministrazione, che come Lei ha riconosciuto, “nel periodo di emergenza, hanno dimostrato capacità di resilienza e di adattamento grazie a un impegno diffuso nel lavoro a distanza e a un uso intelligente delle tecnologie a sua disposizione”.

Vero è che il sistema della P.A. è un sistema “fragile” a causa della resistenza ai cambiamenti dei politici che l’hanno preceduta per la mancanza di prospettive a lungo termine e, perché no, per preconcetti sull’intera categoria di dipendenti pubblici che, invece, hanno voglia di riscattare la propria immagine individuando e colpendo i fannulloni, che pur esistono.  

Insomma, Sig. Presidente, per dirla in gergo, non si faccia di tutta l’erba un fascio, ma si proceda con una più laboriosa ed utile cernita tra le erbe buone e le erbe cattive!

L’arretrato da smaltire è un fenomeno anche antecedente la pandemia, due esempi per tutti: la liquidazione del risarcimento per la legge Pinto (dipendenti dal Ministero Economia e Finanze) che dura da moltissimi anni (tanto da generare ulteriori procedure cosiddette “Pinto su Pinto”) e la cronica quanto proverbiale lentezza nel mondo giudiziario.

Ben venga, dunque, la riforma della Pubblica Amministrazione sulle due direttive indicate: “investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini” ed “aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati”.

Mi consenta di suggerirne altre due:

  1. il riconoscimento e la premialità delle alte professionalità esistenti nella Pubblica Amministrazione dotando la dirigenza amministrativa di strumenti idonei;
  2. una reale possibilità di mobilità tra Amministrazioni, che consenta a ciascun lavoratore di esprimersi per quelle che sono le proprie attitudini.

Se è vero che è “nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità“ vogliamo farci portavoce dei moltissimi lavoratori pubblici che intendono rilanciare il lavoro e l’immagine del dipendente pubblico, non con scioperi, non con stati di agitazione che, in questo momento, sono uno schiaffo a chi è in grave difficoltà, ma offrendo la possibilità di rendersi utili per il miglioramento dei servizi che offre la Pubblica Amministrazione, possibile solo attraverso un nuovo Contratto Collettivo che faccia da volano per la necessaria ripartenza.

Il CCNL è scaduto il 31/12/2018, è indispensabile che il Governo manifesti concretamente la volontà di rinnovarlo perché rinnovo non vuol dire banalmente solo “aumenti economici” (ricordiamo che il contratto collettivo è stato bloccato dal 2010 al 2018 e dopo che gli aumenti ricevuti sono stati ridicoli) ma vuol dire, riorganizzare un sistema arcaico riconoscendo (questo sì economicamente) il merito e uscendo dall’appiattimento.

Le auguro buon lavoro.

Segretario Generale
Claudia Ratti

Prot. 12 Presidente Draghi Ministro Brunetta

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Redazione
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