Giustizia e mancata riscossione: miliardi di euro persi ogni anno
Ogni anno in Italia vengono inflitte pene pecuniarie per oltre 800 milioni di euro, ma l’effettivo incasso è fermo a percentuali irrisorie: fino al 2022, solo il 2,9% di queste somme è stato recuperato. A questo si aggiungono i beni sequestrati e confiscati, il cui valore complessivo gestito dal Fondo Unico Giustizia supera i 5 miliardi di euro. Un patrimonio enorme, che però resta in larga parte inutilizzato.
Negli ultimi anni si sono susseguiti studi e proposte, come quella dell’ex presidente della Corte d’Appello di Brescia, Claudio Castelli, e del procuratore generale Guido Rispoli, che evidenziano il problema e avanzano soluzioni per rendere la giustizia una fonte di entrate per il Paese. Tuttavia, è lecito chiedersi perché chi ha avuto ruoli di vertice nel sistema giudiziario non abbia già agito concretamente in questa direzione quando ne aveva la possibilità.
Claudia Ratti: “Le risorse ci sono, ma servono riforme vere per incassarle”
Sulla questione è intervenuta Claudia Ratti, Segretario Generale di Confintesa Funzione Pubblica, che ha criticato l’inerzia del sistema e la tendenza a demandare la gestione di queste entrate a soggetti esterni:
“Non possiamo più limitarci a denunciare il problema senza agire. La giustizia non può continuare a essere un settore che genera entrate sulla carta ma non le incassa. Oggi il recupero dei crediti è affidato a Equitalia Giustizia, le vendite immobiliari a notai, commercialisti e avvocati, mentre il personale giudiziario rimane escluso da queste attività che potrebbero portare risorse al sistema. È ora di smettere di delegare e di mettere in campo soluzioni concrete per trattenere e valorizzare le risorse all’interno della giustizia stessa.”
Secondo Ratti, è necessario superare una visione burocratica e inefficiente della riscossione, investendo in strumenti digitali e in procedure semplificate: “Se vogliamo che la giustizia sia davvero un motore economico, dobbiamo darle i mezzi per funzionare: più efficienza, meno passaggi burocratici e una gestione che metta al centro gli uffici giudiziari, non solo gli esterni.”