Confintesa FP scrive i “Cahiers de doléance” al Ministro Zangrillo
Sig. Ministro,
pur comprendendo le difficoltà economiche in cui versa tutto il Paese ritengo doveroso evidenziare che, se non si introducono dei correttivi, i dipendenti pubblici diventeranno ben presto i “nuovi poveri” che hanno l’unico (e sappiamo che non è poco) vantaggio di uno stipendio a fine mese ma con il buono pasto fermo a 7 euro da decenni, senza diritto ai fringe benefit, all’anticipo del TFR e ad una serie di agevolazioni di cui fruiscono i lavoratori privati.
Il primo CCNL Comparto Funzioni Centrali è stato sottoscritto il 12/02/2018 ma l’esiguità delle risorse hanno provocato, oltre alla intuibile riduzione della capacità economica dei dipendenti pubblici e delle loro famiglie, anche un danno di natura previdenziale. Ed infatti il mancato aumento delle retribuzioni, che avrebbe dovuto conseguire alla normale dinamica contrattuale ha avuto effetti negativi anche sul calcolo della pensione che spetterà ai lavoratori pubblici al momento della quiescenza.
A distanza di 4 anni, l’8 maggio 2022, è stato firmato il secondo CCNL Comparto Funzioni Centrali ma gli aumenti sono stati di poco superiori al 4% a fronte di un’inflazione, nel 2022, pari al 12 % che di certo non ha fatto recuperare quanto perso in termini di potere reale dei dipendenti pubblici negli ultimi quindici anni a causa del blocco della contrattazione. Un Contratto che, tuttavia, ha avuto anche il merito di uniformare le indennità di Amministrazione, la cui disparità derivava da leggi speciali, il passo successivo dovrà essere quello di consentire a tutti i dipendenti del comparto funzioni centrali la stessa opportunità di accedere ai proventi delle loro attività, come già accade solo per i lavoratori di qualche amministrazione.
Vogliamo ricordare a noi stessi che il contratto dei dipendenti pubblici è stato sostanzialmente bloccato dal 2010 e che è dovuta intervenire la Corte costituzionale nel 2015 che ha scritto testualmente: “l’emergenza economica, pur potendo giustificare la stasi della contrattazione collettiva, non può avvalorare un irragionevole protrarsi del “blocco” delle retribuzioni. Si finirebbe, in tal modo, per oscurare il criterio di proporzionalità della retribuzione, riferito alla quantità e alla qualità del lavoro svolto. Tale criterio è strettamente correlato anche alla valorizzazione del merito, affidata alla contrattazione collettiva, ed è destinato a proiettarsi positivamente nell’orbita del buon andamento della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.)”.
Colgo l’occasione, a questo punto, per confermare che “lavorare intensamente perché i dipendenti della Pubblica Amministrazione vivano il loro impegno nel lavoro come opportunità di sviluppare competenze e talenti” è quello che questa Federazione chiede da anni perché ci pregiamo di rappresentare quella parte di dipendenti che ambiscono al riconoscimento per merito, che vogliono essere valutati e premiati e che non accettano i premi di distribuzione “a pioggia”.
“Sostituire alla logica del controllo la logica dei risultati” è quello che ci si augura perché occorre sfatare l’equivalenza concettuale dipendenti pubblici=fannulloni, quei lavoratori pubblici sono gli stessi che hanno dimostrato, come dichiarato dal Presidente Draghi, “capacità di resilienza e di adattamento grazie a un impegno diffuso nel lavoro a distanza e a un uso intelligente delle tecnologie a sua disposizione”.
Vero è che il sistema della P.A. è un sistema “fragile” a causa della resistenza ai cambiamenti degli Amministratori e dei Dirigenti per la mancanza di prospettive a lungo termine e, perché no, per preconcetti sull’intera categoria di dipendenti pubblici che, invece, hanno voglia di riscattare la propria immagine individuando e colpendo i fannulloni, che pur esistono e che, tutti insieme, dobbiamo isolare.
Riteniamo che cambiare le norme non è sufficiente per cambiare il modo di lavorare se ci troviamo di fronte ad una classe dirigente ancorata, quasi tutta, a vecchie logiche e restia ai cambiamenti, lo sta purtroppo dimostrando la grande resistenza nell’applicare correttamente il nuovo ordinamento professionale introdotto con il CCNL del Comparto Funzioni Centrali sottoscritto il 9 maggio 2022 con la previsione delle famiglie professionali e gli stessi ostacoli al lavoro agile.
Un lavoro di qualità richiede un cambio di impostazione dove occorre valutare realmente ed in modo oggettivo tutti i lavoratori, a partire dai dirigenti e, immediatamente dopo, tutti gli altri.
Modificare ed integrare il “codice di comportamento dei dipendenti pubblici” “nella strada tracciata per una riforma della Pa che basa la sua efficienza sul suo capitale umano“, è solo un tassello dell’attività che andrebbe fatta per rilanciare la Pubblica Amministrazione. Signor Ministro sul serio ritiene che sarà sufficiente vietare l’invio di mail oltraggiose e discriminatorie specificando che l’uso dei social media non deve ledere il prestigio o l’immagine delle amministrazioni? Prevedere che i dirigenti curano, “con le risorse disponibili, il benessere organizzativo”, favoriscono “l’instaurarsi di rapporti cordiali e rispettosi tra i collaboratori”, e curano “iniziative finalizzate alla circolazione delle informazioni, all’inclusione e alla valorizzazione delle differenze di genere, di età e di condizioni personali”?
Non si è, per caso, dimenticata una norma semplice semplice con la quale prevedere una precisa sanzione a carico dei dirigenti/delle Amministrazioni che non applicano le leggi, i CCNL e gli accordi nei tempi previsti?
Sappiamo tutti bene che ogni norma di puro precetto senza sanzione è destinata ad avere uno scarso se non nullo effetto deterrente ed impositivo quando manca la possibilità di imporne l’osservanza qualora non si realizzi spontaneamente.
Occorre sottoscrivere ed applicare integralmente e tempestivamente i CCNL e tutte le leggi, banale a dirsi se non fosse che la prassi è il costante ritardo (anche di molti anni) nella stragrande maggioranza delle Amministrazioni, qualche esempio?
- Le nuove famiglie professionali non sono state ancora previste (e spesso non se n’è ancora iniziato a parlarne) in tutte le Amministrazioni nonostante il termine sia scaduto.
- Il nuovo CCNL Comparto Funzioni Centrali è innovativo anche per aver previsto la IV area delle alte professionalità che la Federazione che rappresento richiede (sia pur con il nome di vice dirigenza) da circa un ventennio. Quanto tempo passerà per vederne la luce?
- La corresponsione del trattamento accessorio perché avviene anche con anni di ritardo?
- La valutazione e progressione del personale perché è sempre tanto lenta?
- Moltissime Amministrazioni non hanno ancora adottato il Regolamento ex art.113 decreto legislativo n.50/2016 per la ripartizione degli incentivi per funzioni tecniche ed altre, pur avendo emanato il Regolamento, non hanno dato seguito ed i lavoratori aspettano.
Sono solo pochi ma significativi esempi che potremmo raccogliere in un “cahiers de doléance” dei lavoratori pubblici ai quali viene richiesta (giustamente) professionalità, rigore, rispetto ma senza dare quasi nulla di quanto promesso in cambio. Queste e tante altre sono le domande che non vorremmo più fare perché il nostro impegno, e quello di tantissimi lavoratori, è per il riconoscimento e la premialità delle professionalità esistenti nella Pubblica Amministrazione anche attraverso una reale possibilità di mobilità tra Amministrazioni, che consenta a ciascun lavoratore di esprimersi per quelle che sono le proprie attitudini.
Ascoltiamo dichiarazioni nel voler riconoscere le professionalità, di porre le persone al centro, di promuovere il cambiamento, noi chiediamo semplicemente di fare in modo che le leggi, i contratti e gli accordi che firmiamo vengano rispettati nei tempi previsti perché è difficile pretendere dal lavoratore il massimo delle prestazioni se, d’altro canto, politici ed amministratori riempiono i social di buone intenzioni che restano senza seguito.
Nell’augurare buon lavoro, restiamo a disposizione per ogni utile confronto.
Segretario Generale
(Claudia Ratti)