L’AFFARE “BUONI PASTO” PROSEGUE
Da anni Confintesa FP, nel silenzio generale, denuncia “l’affare buono pasto” chiedendo che il valore dei buoni pasto, adeguato al costo della vita, sia inserito (e liquidato) in busta paga e deve essere
esente da tasse.
Tutti lo sanno, si stupiscono, gridano allo scandalo, aprono procedimenti penali e poi? Tutto finisce in una bolla di sapone, si abbassano i toni e si ricomincia da capo. Perché lo scandalo vero non solo è quello di avere delle gare dove qualcuno si avvantaggia rispetto ad altri (ci penserà la magistratura a verificare e punire eventuali colpevoli) ma quello di aver messo in piedi, e mantenere, un giro di affari ingiustificato per le aziende rispetto allo stesso valore del buono pasto, creando un lavoro inutile per la CONSIP che deve fare le gare, per le Amministrazioni che devono ordinarli e distribuirli ed un onere inutile per il lavoratore che deve spenderli.
Tutto in linea con il nostro sistema economico, a debito e non reale, dove la necessità è quella di aumentare la circolazione della moneta e poi chissenefrega se i buoni pasto non servono a niente.
L’”Affare Buoni pasto” è stato denunciato da molti anni ma, evidentemente, per ragioni sconosciute (e mica troppo), nonostante il cambio di Governo, continua, nonostante le complicazioni sia nell’approvvigionamento che nella spendibilità. Ed è così che conclusasi la vicenda del gruppo Qui di anni fa (sfociata nel fallimento della società) oggi si parla dei vertici Edenred Italia indagati per truffa e con il sequestro di 20 milioni di euro.Il meccanismo, affermato anche dal Consiglio di Stato, è il seguente:
– il fornitore realizza una rete di esercizi interessati a ritirare i buoni pasto utilizzati dal personale
delle PP.AA. aderenti che vi beneficia;
– per ciascun buono pasto ritirato il convenzionato ottiene il rimborso del relativo valore, detratta la commissione/sconto incondizionato, che il fornitore dei buoni trattiene per sé, quale corrispettivo dovutogli dall’esercizio;
– a sua volta il fornitore, partecipando alla gara pubblica, propone uno sconto/ribasso sul valore di acquisto dei buoni pasto per la P.A. aderente”.
In buona sostanza, quando nel 2017 abbiamo denunciato la “cresta sui buoni pasto” e nel 2022 “l’Affare buono pasto” non ci siamo sbagliati, ma a parte la soddisfazione, limitata, di aver centrato il senso della complicata ed inutile procedura, il problema per ora resta e chiederemo che fin dal prossimo contratto collettivo il valore del buono pasto vada in busta paga aumentandone il valore.
Invitiamo i colleghi a segnalare i ritardi nel ricevimento dei buoni pasto alla e-mail segnalazioni@confintesafp.it perché adotteremo tutte le iniziative per evitare ulteriori danni.