“Il futuro del CCNL. Adattamenti  e opportunità per le Funzioni Centrali”

Senato della Repubblica, Sala Isma, 12 febbraio 2025

Atti del Convegno

Francesco Prudenzano, Segretario Generale CONFINTESA
“Il problema della rappresentatività sindacale: un sistema bloccato. La vera questione di questo rinnovo del contratto delle Funzioni Centrali non è chi lo ha firmato, ma chi non lo ha fatto: CGIL e UIL, sindacati importanti, non hanno raggiunto il 51% necessario per bloccarlo a causa di una norma del 1993 (D.Lgs. 29/1993, poi D.Lgs. 365), pensata per limitare le contestazioni strumentali sui contratti. Questa norma, creata in un contesto in cui si presumeva l’unità delle grandi confederazioni, oggi si ritorce contro chi ne fu promotore. Si grida allo scandalo perché CGIL e UIL si sono tirate fuori, ma il problema della firma e della rappresentatività esiste da tempo: perché un sindacato rappresentativo non può negoziare solo perché interrompe la “continuità negoziale”? Un sistema bloccato e non realmente libero. Nel pubblico impiego la rappresentatività è misurata, diversamente dal settore privato, dove non esistono regole precise. Ma questo non significa che il sistema sia libero: La misurazione della rappresentanza è frammentata, basata su votazioni nelle singole sedi di lavoro, non su liste nazionali. I sindacati consolidati mantengono il potere perché nuovi soggetti hanno enormi difficoltà a raggiungere la soglia del 5% necessaria per sedersi al tavolo delle trattative. Questo meccanismo, pur democratico, non garantisce libertà di scelta. Il voto per le RSU non è realmente politico, ma spesso si riduce a una preferenza per un collega di ufficio. Di conseguenza, la rappresentatività sindacale resta bloccata su equilibri cristallizzati da decenni. Mancanza di una regolamentazione chiara non esiste in Italia una definizione giuridica di “sindacato”: il concetto è stato costruito dalla giurisprudenza, non dalla legge. Questo consente la proliferazione di sigle sindacali e contratti “fantasma”, con alcune organizzazioni create solo per firmare accordi fittizi. Allo stesso tempo, le aziende possono escludere sindacati non firmatari dai tavoli di trattativa, impedendo di fatto la misurazione del consenso effettivo. Si arriva al paradosso in cui un sindacato può esistere solo se già parte del sistema, senza la possibilità di entrarvi dall’esterno. In definitiva, il nostro sistema di rappresentanza è democratico sulla carta, ma nei fatti non garantisce libertà né vera competizione tra le sigle. È tempo di ripensare le regole, garantendo trasparenza e reale partecipazione”.

 

Claudia Ratti, Segretario generale Confintesa Funzione pubblica

“I lavoratori meritano rispetto e riconoscimento. Siamo tutti pronti a dimostrare il nostro orgoglio con i fatti, non solo con le parole. Tuttavia, chiediamo alle amministrazioni di fare la loro parte. Troppe amministrazioni continuano a bandire concorsi per personale esterno, ignorando le professionalità già presenti al loro interno.
Come si può essere orgogliosi di appartenere a un ministero o a un’amministrazione che, invece di valorizzare i propri dipendenti, guarda sempre altrove? Un’amministrazione che non investe sulle proprie risorse interne, che non riconosce il valore di chi già lavora con competenza e dedizione, mina il senso di appartenenza e motivazione.
Dobbiamo spezzare questo meccanismo. L’orgoglio di far parte di un’istituzione nasce dal riconoscimento del proprio valore. Senza questo riconoscimento, l’entusiasmo si spegne, e con esso la spinta a dare il massimo per il proprio lavoro.”
 
 

“Questa tornata contrattuale è stata particolarmente complessa, ma siamo riusciti a portare a termine la firma definitiva del CCNL Funzioni Centrali. È l’unico contratto, ad oggi, ad essere stato sottoscritto e reso effettivo dopo i dovuti controlli, a seguito dell’ipotesi di accordo siglata a novembre 2024 e della firma definitiva avvenuta circa venti giorni fa.”

Naddeo ha ricordato che, sebbene alcune sigle sindacali come CGIL, UIL e USB non abbiano firmato l’accordo, il contratto resta valido e operativo, avendo ottenuto l’adesione del 54% della rappresentanza sindacale, come previsto dalla normativa vigente.

ARAN non è ‘di parte’ nel senso politico del termine. Noi rappresentiamo i datori di lavoro pubblici e operiamo nel rispetto delle regole previste dalla legge. Quando la maggioranza della rappresentanza sindacale sottoscrive un contratto, il nostro compito è procedere alla firma, indipendentemente da eventuali dissensi.”

 

Viscomi ha sottolineato la necessità di concentrarsi sul contesto attuale del pubblico impiego, evidenziando le sfide e le contraddizioni nel processo di contrattazione collettiva.
Uno degli elementi chiave è la norma sul “Leche Management”, considerata innovativa perché mira a valorizzare le competenze dei lavoratori più anziani invece di vederli come un peso. Tuttavia, la sua attuazione richiede una forte capacità organizzativa da parte delle amministrazioni.
Ha poi introdotto sei parole chiave per descrivere la complessità della contrattazione collettiva: ordine, modelli, fonti, risorse, organizzazione e reputazione.
Ordine – Il contratto collettivo nazionale è la base dell’ordinamento del pubblico impiego. Senza regole chiare, si rischia di tornare al passato, quando il sistema era frammentato e privo di coerenza. Il principio di gerarchia tra contratto nazionale e integrativo deve essere mantenuto per evitare abusi e trattative disordinate.
Modelli – I rapporti tra amministrazioni e sindacati si articolano su più livelli (informazione, consultazione, partecipazione e contrattazione). La qualità del confronto è fondamentale per garantire stabilità ed efficacia nelle riforme.
Fonti – Negli ultimi anni, c’è stata un’invasione di leggi che hanno ridotto il ruolo della contrattazione collettiva. Questo è un problema, perché le norme legislative spesso rispondono a pressioni politiche, mentre la contrattazione offre un meccanismo più trasparente e ordinato.
Risorse – Il tema centrale del dibattito attuale è il salario minimo e la necessità di adeguare le retribuzioni del pubblico impiego, considerando le differenze tra comparti e territori.
Viscomi ha concluso ribadendo l’importanza di difendere la contrattazione collettiva come strumento di regolazione equilibrata del lavoro pubblico, evitando di cedere troppo spazio alla normazione legislativa, che potrebbe compromettere l’ordine e la coerenza del sistema.

 

VIDEO COMPLETO DEI LAVORI

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Redazione
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