TRATTENUTA DEL 2,5% SUL TFS
Alcune Amministrazioni si adeguano, altre non danno risposte.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la norma che prevedeva la trattenuta del 2,5% sull’80% del TFS abbiamo sollecitato le Amministrazioni dei Comparti dei Ministeri, delle Agenzie Fiscali, le Università e gli enti di Ricerca e gli Enti Pubblici non Economici a far conoscere le loro determinazioni al riguardo.
Abbiamo avuto alcuni riscontri positivi, ma fino a un certo punto.
Le Amministrazioni le cui buste paga sono gestite direttamente dal Ministero dell’Economia (basta dare una occhiata all’intestazione della vostra busta paga) hanno comunicato di stare “predisponendo le procedure per dar seguito a quanto enunciato nella Sentenza n.223 dell’8/10/2012.”
Queste procedure prevedono di revocare dal mese di novembre 2012 la trattenuta in questione mentre per gli arretrati da restituire sono iniziate le procedure di calcolo precisando che “le somme, in ogni caso, saranno restituite più’ avanti nel tempo.”
Inoltre alcuni Atenei italiani si stanno muovendo per sospendere la trattenuta del 2,50% a carico dei lavoratori.
In particolare si ha notizia che l’Università di Bologna ha deciso che, “a decorrere dal prossimo mese di novembre, cesserà il prelievo del 2,5% a carico del dipendente di cui all’art. 37 del DPR 1032/73.”
La stessa Università dichiara che “l’Amministrazione darà corso, nei tempi tecnici strettamente necessari ed in considerazione del rilevante onere finanziario, alla restituzione di quanto trattenuto a decorrere dal 1 gennaio 2011 per il medesimo titolo riconoscendo gli interessi legali previsti”
Pertanto, mentre sembra ormai chiaro che a tutti i lavoratori spetterà il rimborso delle trattenute passate oltre alla sospensione di quelle future, continueremo ad incalzare le Amministrazioni che non hanno dato riscontro per conoscere le loro determinazioni e, eventualmente tutelare il sede legale i lavoratori.
Abbiamo informazioni precise sul fatto che il Governo sta per predisporre un dl che possa “sanare” la vicenda e permettendo di non restituire il pregresso e di evitare l’interruzione della stessa per il futuro.
Ove fosse saremo di fronte ad una sostanziale ingiustizia, seppur formalmente legittima, a danno dei lavoratori pubblici coinvolti che non potrà che avere una durissima risposta da parte della nostra Organizzazione.
Segretario Generale
Francesco Prudenzano
altro problemino.
Come mai i nostri sindacati tollerano il fatto che gli straordinari dei lavoratori privati sono tassati con l’aliquota agevolata del 10% e quelli dei dipendenti pubblici con l’aliquota ordinaria?
Si tratta di pochi euro, ma se si porta la questione davanti alla corta costituzionale, è una vittoria sicura.
le impiegate pubbliche già dal 2011 devono andare in pensione non più a 61 anni, ma praticamente a 66, mentre con la Fornero quelle private ci andranno – a regime – nel 2018. Non siamo tutte uguali ai sensi dell’art. 3 della Costituzione?.
Non solo la questione della trattenuta del 2,5% sul TFS che bisogna portare avanti.E’ opportuno, nonché necessario, subito far rilevare al Governo, e non solo, che tutto il sistema delle disposizioni che blocca la dinamica della crescita retributiva nel pubblico impiego deve essere immediatamente smantellato senza alcun indugio. Non vi possono essere perplessità che rallentino questa azione di smantellamento al cospetto di una sentenza inequivocabile che investe tutto il comparto del pubblico impiego, atteso che la magistratura stessa è parte dello stesso. In altri termini, bisogna intervenire, senza tentennamenti, non bisogna avere il timore di sfidare l’Istituzione soprattutto quando si è convinti di essere nel giusto e di operare nel bene dei lavoratori. Qualsiasi atteggiamento dal sapore squisitamente “politico” non premia e, soprattutto, tradisce la fiducia del lavoratore che confida nel proprio sindacato, nel momento in cui affida ad esso tutte le sue aspettative. Siamo stanchi di essere continuamente bistrattati da tutti. La nostra forza di sopportazione non può contenere atti di chiara ed evidente ingiustizia che si manifesta attraverso le”distrazioni” delle Istituzioni, dell’opportunismo politico e del qualunquismo mediatico. Il nostro non può definirsi un paese moderno e democratico quando sistematicamente si affrontano questioni di contenimento della spesa solo e sempre a carico dei pubblici dipendenti. Il blocco dei contratti deciso dal precedente governo e la cancellazione dell’indennità di vacanza contrattuale faranno perdere ai pubblici dipendenti, per mancata crescita retributiva, una cifra intorno ai a 6.000 euro. Infatti, con il disegno di legge di stabilità non solo è previsto l’allungamento del blocco delle retribuzioni fino alla fine dell’anno 2014 ma anche la mancata erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale per il 2013-14 e, la perdita secca di quella maturata nel 2011 e 2012. Questo sacrificio è inaccettabile soprattutto perché accompagnata da una campagna diffamatoria e strumentale. Ora basta non vogliamo più pagare il conto di nessuno!
Noi non siamo, né vogliamo più esserlo, il “capro espiatorio” dell’incapacità, delle spese allegre e dei privilegi dei parlamentari, siano essi centrali che regionali.
Una situazione intollerabile che può generare, come puntualizzano i giudici del TAR Piemonte (cfr sentenza n. 223/2012 della Corte Costituzionale ), “…. un sotterraneo conflitto tra Istituzioni che mina alla radice la serenità del lavoratore( giudice).”
Ora più che mai, alta e vibrante, deve alzarsi la voce della protesta dei lavoratori del pubblico impiego continuamente tacciati come nullafacenti, scansafatiche e addirittura, da qualche versante, zavorre del Paese.
CON NOVEMBRE NON SE NE PARLA!!!