TEMPO DI CRISI, TEMPO DI PROPOSTE (Parte 3)
E’ una idea vecchia di almeno 150 anni, e per noi sbagliata, quella di contrapporre il Capitale al Lavoro. Questa idea, che pervade endogeneticamente la cultura di base della maggior parte dei lavoratori e dei datori di lavoro, consente e favorisce la sclerotizzazione del sistema. Ed infatti, l’idea del grande CCNL che prevede tutele inderogabili per tutti, anche nei casi in cui entrambe le parti le vorrebbero derogare, è uno spauracchio che impedisce ai lavoratori di prendere coscienza delle reali possibilità di adattamento delle regole contrattuali alla specifica realtà lavorativa attraverso la volontà delle parti presenti all’interno della struttura lavorativa locale.
Noi vogliamo animare un forte dibattito su questi temi. La modifica del modello contrattuale si impone. Gli accordi di luglio del 93 sono vecchi e inadeguati. Bisogna riflettere velocemente su soluzioni alternative altrimenti resta solo la caduta libera del potere di acquisto dei salari, che colpisce indistintamente tutti, per prima i più deboli.
La modifica del modello contrattuale deve passare per una misurazione periodica della rappresentatività molto più snella e, direi, quasi automatica, mentre la regola del 51%, ovvero la percentuale di rappresentatività necessaria perché la firma di un accordo sia valido, deve essere prevista non solo per i CCNL ma anche per i contratti integrativi, sia a livello nazionale che territoriale.
Altra anomalia del pubblico impiego, che deve cessare, consiste nel fatto che la delegazione di parte pubblica rappresenta il datore di lavoro ma non rappresenta chi paga! Va da se che, in questo modo, si innesca una deresponsabilizzazione della delegazione di parte pubblica che non ha interesse a cercare “il contratto migliore per l’Amministrazione che rappresenta” ma solo quello che serve a sistemare meglio le cose, evitando rischi e problemi.
Alla luce del blocco dei contratti noi vogliamo chiedere rinnovi contrattuali, anche senza aumenti stipendiali, ma con le modifiche delle norme pattizie nel senso esposto sopra e introducendo altre regole che rendano piu efficace e partecipativa la presenza del sindacato come:
- Abolizione della limitazione del doppio lavoro
E’ paradossale legare il secondo lavoro alla posizione di part time. Rientra nelle capacità e nella volontà del singolo il poter svolgere altra attività lavorativa in aggiunta a quella di dipendente pubblico.
- Introduzione dello sciopero solidale
Una alternativa forte di protesta, per uscire dallo schema dell’usurato quanto inefficace Sciopero Generale all’insegna di una solidarietà di categoria basata sulla somma di singoli atti individuali.
Lo sciopero solidale consiste nell’astensione dal lavoro di alcune professionalità, indispensabili per il meccanismo burocratico, che potranno creare un concreto e sostanziale disservizio alle amministrazioni mentre gli altri potranno contribuire ad un fondo per compensare i danni economici degli scioperanti e, per evitare che solo i colleghi che scioperano (per la causa di tutti) vengano danneggiati, si è pensato un “Fondo di Solidarietà” nel quale anche il sindacato contribuisce con una quota di denaro.
Sarebbe la prima volta che un sindacato mette soldi, e non solo parole, in favore dei lavoratori! Inoltre è necessario garantire la trasparenza per tutti i partecipanti!
Per questo fine, ad ogni collega che effettuerà un versamento sarà assegnata un nome utente e password per poter visualizzare tutti i movimenti del conto corrente del Fondo compresi i versamenti della Federazione.
- Introduzione dello sciopero virtuale
Un’altra possibile soluzione per l’efficace risoluzione dei conflitti è data dallo sciopero virtuale. L’idea nasce principalmente dall’esigenza da un lato, di garantire a tutti i lavoratori il diritto di esercitare il diritto di sciopero, e dall’altro, dall’esigenza di ricondurre il conflitto sociale in quelli che sono i suoi confini naturali, ovvero quelli dell’Amministrazione, senza far ricadere le conseguenze negative delle astensioni collettive dei lavoratori sugli utenti.
Ad una prima lettura sembra un’arma spuntata ma dobbiamo entrare nella metodica attuativa per capire come possa essere molto più efficace dello sciopero tradizionale.
Lo sciopero virtuale si basa su di un accordo preventivo tra sindacati e datore di lavoro per garantire la continuità del servizio durante gli scioperi, rinunciando i lavoratori ai loro stipendi e impegnandosi l’ente datoriale a pagare il doppio o il triplo degli stipendi stessi versandolo ad un fondo cogestito.
Il principio è che se non si arriva ad un accordo la responsabilità è duplice: dei lavoratori e del datore di lavoro.
Con la formula dello sciopero tradizionale chi paga per questo mancato accordo sono solo i lavoratori ed un terzo incomodo, che è l’utenza.
Invece, attraverso lo sciopero virtuale, paga anche il datore di lavoro, ed anche molto salato, ed i lavoratori potranno esercitare una forte pressione in modo diretto.
Una parte consistente del fondo cogestito, finanziato in questo modo, deve essere posto a disposizione di ciascuna delle parti contendenti per la realizzazione delle rispettive campagne di informazione dell’opinione pubblica circa i motivi del contendere. Possono essere realizzati spot televisivi, utilizzate pagine intere di quotidiani, distribuiti messaggi ai viaggiatori, per conquistare l’appoggio della cittadinanza.
Segretario Generale
Francesco Prudenzano
Come forma di protesta immediatamente applicabile propongo lo sciopero bianco e cioè l’applicazione rigida delle mansioni. Le attuali condizioni organizzative della PA sono tali che un simile comportamento creerebbe senz’altro dei disagi senza far venire meno le obbligazioni contrattuali dei dipendenti e quindi nessuna trattenuta in busta paga.
Caro segretario,a mio avviso visto che
i rinnovi contrattuali sono bloccati
per decreto da anni,occorre a mio
avviso costringere il governo con una
mobilitazione straordinaria dei lavoratori,a bloccare i continui aumenti delle tariffe e dei prezzi
al fine si salvagurdare almeno in parte il potere di acquisto dei salari
Cordiali saluti Ivano.
Sarà pure “un’idea vecchia di almeno 150 anni” contrapporre il Capitale al Lavoro ma definire “spauracchio” le tutele inderogabili per i lavoratori contenute nel CCNL ed imputare, alle stesse, la “sclerotizzazione del sistema”, come se fossero all’origine di tutti i mali che oggi patiscono in lavoratori è, francamente, preoccupante. Soprattutto se a sostenere tale tesi è un sindacato. Sarà pure un’idea che ha 150 anni ma ho il dubbio che certe affermazioni siano molto, troppo superficiali. Ricordo che il conflitto Capitale-Lavoro è stato originato dal fatto che i lavoratori mettevano le loro forze a disposizione del gruppo degli imprenditori e che questo, guidato dal principio del massimo profitto della produzione, cercava di stabilire il salario più basso possibile per il lavoro eseguito dagli operai. A ciò bisogna aggiungere anche altri elementi di sfruttamento, come la mancanza di sicurezza nel lavoro e le garanzie circa le condizioni di salute e di vita degli operai e delle loro famiglie. Ora, considerato quello che sta accadendo ai lavoratori, questa “idea vecchia” non è più che mai attuale? E’ indubbio che abbiamo assistito alla fine di una stagione e di una precisa configurazione storica del capitalismo, tuttavia ritengo ingenuo, per non dire scorretto, affermare che con questa sia venuta meno la conflittualità insita nel capitalismo stesso e che, quindi, non sia più attuale la contrapposizione Capitale-Lavoro, quell’inevitabile conflittualità che il potere “Capitale” costantemente produce. In realtà, la fine della centralità del lavoro è figlia di quell’impasse politica e sindacale in cui oggi ci troviamo, perché a fronte di rapporti di produzione che sono profondamente cambiati e di nuove condizioni di sfruttamento della forza lavoro, sia la politica sia il sindacato si sono dimostrati incapaci di formulare un pensiero che sapesse inquadrare, contenere e regolamentare le nuove ideologie attraverso le quali il Capitale esercita il suo potere sulla società, sui sindacati e sulla politica. In altre parole, il Capitale ha messo sotto scacco politica e sindacato, determinando così la sconfitta del lavoro e lasciando i lavoratori in balia dello stesso.
Tutto questo, credo sia sufficiente per considerare il resto delle “proposte” contenute in questo post, quanto meno paradossali. Doppio lavoro invece di reddito dignitoso e lavoro per tutti? Sciopero solidale o virtuale? Ed a quando anche lo “stipendio virtuale”?
Solo un’ultima considerazione: discutibile affermare che lo Sciopero Generale è “usurato quanto inefficace” come sistema di protesta ed ingenuo, invece, confidare nella “solidarietà” tra lavoratori, per gestire i conflitti del lavoro. Se lo Sciopero Generale non è più efficace è proprio per colpa dei lavoratori, preoccupati di perdere “una giornata di lavoro” invece di difendere il loro futuro e quello dei loro figli. Quindi, ma quale “solidarietà” vi aspettate da chi ha già ampiamente dimostrato di considerare la dignità personale e di lavoratore un lusso mentre pensa che la giustizia sociale sia un’utopia?
Gentilissimo segretario, torno a risponderti in relazione alle iniziative che intenderesti porre all’attenzione di tutti i colleghi, per le quali credo che nessuno possa non concordare nei principi.
La cosa che come al solito dovrebbe essere dettagliata è la modalità e le figure che dovrebbero gestire questo “fondo cogestito”, in quanto “come al solito” tale modalità potrebbe essere male intesa dalla maggior parte dei colleghi che potrebbero pensare ad un dejavu delle solite metodiche di gestione di fondi dell’amministrazione pubblica da parte di questo o quel soggetto politico o sindacale.
Pertanto pur confermandoti il mio apprezzamento in linea di principio nelle iniziative che intenderesti porre in essere, pongo alla tua attenzione le questioni sopra menzionate, l’analisi ed il dettaglio delle quali potrebbe mettere al sicuro da qualsiasi dubbia interpretazione la tua iniziativa.
Resto a disposizione per qualsiasi collaborazione in merito all’iniziativa.
Un cordiale saluto Nicola Zema
Non ho ben compreso se l’azione dello sciopero solidale e virtuale possa interessare anche i pensionati della amministrazione pubblica, e come?
Un suggerimento sugli scioperi, prima che ci approvino queste nuove forme applicherei lo sciopero bianco.
Gli organici sono il tallone di Achille dell’amministrazione. Molto spesso il personale prefettizio approfitta dell’ignoranza o della rassegnazione del personale contrattualizzato per portare avanti attività che altrimenti non avrebbe personale dedicato…ma in base a quale norma?
In questo modo l’aspetto non ci sarebbero ripercussioni retributive in quanto i nostri obblighi contrattuali sarebbe rispettati e ci sarebbe un impatto sulla prestazioni erogate con ripercussioni a questo punto su altre categoria del personale che ne ha la responsabilità
Lo sciopero bianco e´ vietato per legge e di difficile attuazione.
Caro Various, lo sciopero bianco è vietato per legge? Puoi darmi i riferimenti della norma che lo vieta?Grazie
caro Francesco, é una argomentazione che tu porti avanti da molto tempo ma per vari motivi che non capisco non è mai stata coltivata ma che io condivido appieno poichè comporta un esborso anche e principalmente per il datore di lavoro e non solo per il lavoratore.