PERCHE’ NON SI RINNOVANO I CONTRATTI DEL PUBBLICO IMPIEGO

mercato finanziariE’ il mercato che stabilisce le regole, non il potere politico!

Questa è una realtà implicita che nel pubblico impiego abbiamo imparato a conoscere, seppur indirettamente. Altrimenti quale sarebbe il motivo del mancato rinnovo del Contratto di lavoro e, contemporaneamente, i tanti interventi per salvare gli istituti bancari, M.P.S: in testa?

E il mercato, che non pretende di essere né infallibile né efficace, ha bisogno della democrazia e degli strumenti di governo a questa collegati solo per proteggere i diritti di proprietà e la libertà di impresa.In tale semplicistico legame risalta una contraddizione: lo Stato è diretto da maggioranze variabili, invece i mercati sono governati da coloro che controllano i mezzi di produzione e le informazioni. Quest’ultimi, in una democrazia come l’abbiamo imparata a conoscere nella teoria, dovrebbero essere controllati dallo Stato che deve imporre principi di equità e di sicurezza, ma sempre meno ci riescono in modo efficace.

Aggiungiamo a questa considerazione che la democrazia si applica all’interno di un territorio, mentre i mercati sono senza frontiere sia per i beni, i capitali, le tecnologie e il lavoro e siccome non esiste alcuna “democrazia planetaria”, non esiste di conseguenza uno “Stato di diritto planetario” in grado di controllare il “mercato planetario” che invece esiste eccome.

In questo quadro dobbiamo dedurre che le regole, che sono il sistema di garanzie per assicurare la libera convivenza, rappresentano il regno dell’illusione al pari di quello del controllo della finanza.Ed i mercati prendono il sopravvento sulla democrazia e in nome della concorrenza rendono sempre più difficile, se non impossibile, la sua regolazione, così che si introducono una serie di regole specifiche, quasi individuali che, anche senza rendersene conto, fanno il gioco del capitalismo finanziario, sempre più regolatore della vita privata e pubblica.

Da qui risulta inutile al mercato, più che alla politica, un rinnovo dei contratti che sottrae risorse al circuito economico e che possono e devono, secondo questi nuovi regolatori della vita sociale, essere utilizzati per questioni più “utili” al mercato, ma non certo utili per la collettività e l’armonia sociale.

Il rimedio è, come detto più volte, una forma di rappresentanza diversa, più stringente, che sia capace di dare risposte veloci, con strumenti più efficaci e efficienti. E questo sia per la tutela collettiva nazionale che per realtà più ridotte dove comunque il lavoratore è protagonista diretto della vita lavorativa.

Segretario Generale
Francesco Prudenzano

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Redazione
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